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07 Lug, 2016

"L’importanza della fase di mantenimento"

Il protocollo che ci permette di gestire al meglio i nostri pazienti si basa principalmente su tre fasi:
Fase diagnostica: ascolto e comprensione delle esigenze del paziente, diagnosi e spiegazione delle problematiche esistenti.
Fase attiva del trattamento: terapie dirette alla cura delle patologie di base, ripristino della funzione e miglioramento estetico (quando richiesto).
Fase di mantenimento: controlli periodici con terapie individualizzate di supporto dirette al mantenimento a lungo termine dei risultati ottenuti durante la fase attiva del trattamento.
Come si può intuire, queste tre fasi sono strettamente relazionate tra di loro: una fase diagnostica accurata aumenterà le possibilità di un trattamento di successo cosi come la corretta realizzazione delle prime due fasi (diagnosi e risultato finale) sarà determinante per definire la strategia di mantenimento.
Un concetto di estrema importanza, che deve essere compreso a pieno dal paziente, è il ruolo fondamentale che assume il mantenimento. Molti, infatti, considerano conclusa la terapia al termine del trattamento (rimozione punti, conclusione del ciclo di trattamenti restaurativi, cementazione o consegna di restauri protesici definitivi ecc.). In realtà nel momento in cui questo si conclude i nostri pazienti sono inseriti nella fase di mantenimento che permette di conservare la salute del cavo orale ed i risultati ottenuti a lungo termine. La letteratura scientifica ci fornisce dati molto chiari e rilevanti che fanno capire tanto ai professionisti come ai pazienti l’importanza della terapia di mantenimento. Lavori con 30 anni di seguimento (Axelsson-Lindhe 2004) dimostrano l’efficacia di questa terapia di mantenimento nella prevenzione della salute parodontale e nella formazione di nuove carie in un ampio numero di pazienti inclusi in controlli periodici professionali ogni 3-6 mesi. In contrapposizione abbiamo anche evidenza scientifica che documenta la totale inefficacia di procedimenti chirurgici su pazienti parodontali non monitorati con sessioni di mantenimento programmate (Nyman 1997). Questi stessi dati sono stati confermati anche in pazienti con impianti, siano essi affetti da parodontite o meno. Dopo 5 anni di monitoraggio, gli individui che non avevano aderito al programma di mantenimento presentavano una maggior prevalenza di complicazioni biologiche rispetto ai soggetti che erano stati seguiti regolarmente con sessioni di mantenimento (Costa 2012). E’ dunque evidente e ampliamente dimostrato come le sedute professionali di controllo siano necessarie influendo in maniera importante nella qualità del trattamento così come nella gestione medica dei pazienti .
Spieghiamo meglio il concetto della terapia di mantenimento rispondendo a due domande frequenti dei nostri pazienti:
1- In cosa consiste il mantenimento?
2- Come stabiliamo la frequenza dei controlli?
1- Il mantenimento consiste in una sessione di controllo professionale nel quale ci assicuriamo delle condizioni di salute parodontale (presenza di infiammazioni associata a segni di patologici di perdita di tessuto), della presenza o sviluppo di nuove lesioni cariose, del controllo dei restauri (analisi occlusale e ispezione) escludendo la presenza di chipping o infiltrazioni marginali . Conforme alla situazione e al profilo di rischio del paziente si realizzerà una sessione di mantenimento igienico professionale individualizzata.
2- La frequenza delle sessioni si basa sul calcolo del profilo di rischio del paziente. In un paziente sano (assenza di malattia parodontale) una volta conclusa la fase di trattamento è consigliato generalmente un controllo annuale. Nel paziente affetto da malattia parodontale si realizzerà un calcolo più specifico del profilo di rischio che tiene in considerazione vari fattori associati con la progressione della patologia e suscettibilità del paziente (parametri di infiammazioni gengivale, perdita ossea e presenza di condotte negative come essere fumatore o di patologia sistemiche che possono influire nella risposta infiammatoria).
La fase di mantenimento per tanto deve essere inclusa e proposta come parte integrante della terapia dei nostri pazienti. La comprensione da parte di questi ultimi del ruolo delle sessioni di mantenimento e la loro programmazione individualizzata rappresentano la chiave per mantenere il successo del trattamento a lungo termine e per prevenire e ridurre l’occorrenza di recidive e/o complicazioni.

L’importanza della fase di mantenimento

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